Vi presentiamo Alessandra e Stefania Papagni e il loro progetto “What it’s like to be twins”.
Parlateci un po’ di voi.
ALESSANDRA: Sono Alessandra, una ragazza italo francese di 23 anni. Vivo a Potenza, una città del sud Italia. Gli aggettivi principali che userei per descrivermi caratterialmente sono: riservata, nostalgica ed insicura. Mi piace viaggiare, scoprire nuovi posti e farli miei, catturandoli anche con una semplice foto.
Ho una sorella gemella con cui condivido tantissime cose, dal DNA alla passione per la fotografia.
STEFANIA: Mi chiamo Stefania, ho 23 anni e vivo a Potenza. La timidezza e la nostalgia sono i tratti principali del mio carattere.
Sono un’osservatrice dall’ottima memoria, per questo ricordo ogni dettaglio spesso irrilevante agli occhi di molti altri. Amo stare all’aria aperta, circondarmi con i suoni e gli odori della natura. Trascorro gran parte del mio tempo con Alessandra, cosa che probabilmente ci ha rese così simili anche nei nostri modi di fare.
Perché avete scelto la fotografia analogica?
ALESSANDRA: Perché con la fotografia analogica si provano delle emozioni diverse rispetto al digitale, che ti fanno affezionare in modo particolare ai tuoi scatti.
Il click nel digitale dura solo una frazione di secondo al contrario dell’analogico, in cui, in quello stesso tempo, ti passano davanti al rallentatore tutte le impostazioni che hai stabilito, ti domandi se la luce era davvero sufficiente e altre mille cose; ma sai bene che la risposta a tutti i tuoi dubbi la riceverai solo una volta finito il rullino. È proprio questo che rende ogni foto unica.
STEFANIA: Proprio per il mio carattere nostalgico, quale modo per esprimermi meglio se non con la fotografia analogica? Un metodo dalla maggior parte delle persone ritenuto superato, usato prevalentemente da quelli che amano rimanere con un piede nel passato.
In analogico si ha tutta un’altra percezione. Ogni scatto è studiato, ben pensato e non avere un risultato immediato da apprezzare o da scartare come in digitale, rende il tutto più desiderato.
Parlateci del vostro progetto “What it’s like to be twins”.
What it’s like to be twins è un progetto fotografico realizzato con la tecnica della fotografia analogica. L’idea di questo progetto è nata perché, da quando abbiamo memoria, la domanda che ci viene posta più spesso è: “Siete gemelle?”. Alla nostra conferma le domande che seguono sono sempre “Com’è essere gemelle?” e “Passate molto tempo insieme?”.
Ovviamente noi non sappiamo mai come rispondere alla prima domanda perché non si può spiegare a parole. Alla seconda invece rispondiamo che sì, praticamente facciamo tutto insieme: condividiamo la stessa camera da quando siamo piccole, siamo andate nella stessa scuola e (per la maggior parte degli anni) anche nella stessa classe e avendo avuto sempre amicizie in comune siamo sempre uscite insieme.
Così un giorno, tra uno scatto e un altro ci è venuto in mente di iniziare un progetto per mostrare agli altri com’è essere gemelle, o almeno per noi.
Quali sono le vostre macchine fotografiche e che pellicole utilizzate?
ALESSANDRA: Le fotocamere che utilizzo più spesso sono la Pentax ME, che è stata la mia prima analogica, dunque ci sono molto affezionata e la Minolta X-300.
Quando sono in giro e mi trovo a scattare senza averlo programmato, uso l’Olympus mju-II o la Fuji Instax Mini 8 che porto sempre con me.
Solitamente alle pellicole non bado molto, nel senso che compro le prime che vedo dal fotografo, mi basta che abbiano minimo un iso 200 e che non abbiano un prezzo esorbitante.
STEFANIA: La fotocamera che utilizzo maggiormente è la Canon AE-1 con cui ho iniziato a scattare in analogico, ma quando voglio cambiare l’alterno alla Zenit 122 o alla Samsung Fino 700 XL, una compatta che ho sempre in borsa. Riguardo alle pellicole non ho preferenze, mi accontento delle più economiche purché facciano un buon lavoro.
Avete un fotografo preferito?
ALESSANDRA: Non ho dei veri e propri fotografi preferiti, vado a periodi e mi piace soprattutto scoprirne di nuovi. Mi sento particolarmente legata a Lauren Withrow, Tamara Lichtenstein, Nan Goldin, Ezgi Polat e Dane Peterson.
STEFANIA: Ne ho molti, ma i primi che mi vengono in mente sono Maud Chalard, Miriam Sitchinava, Tamara Lichtenstein e Petra Collins.
La fotografia che vi piacerebbe fare.
ALESSANDRA: Con la fotografia mi piacerebbe creare uno stile tutto mio, facilmente riconoscibile anche con una rapida occhiata. Qualcosa che abbia a che fare con i soggetti, i colori o altro, che faccia dire “Questa è una foto di Alessandra Papagni, senza dubbio”.
STEFANIA: Non ho in mente una fotografia ben precisa. L’importante è che sia spontanea e improvvisata, capace di coinvolgere e comunicare con lo spettatore anche solo tramite le tonalità dei colori.
Prossimo progetto?
ALESSANDRA: Il prossimo progetto per il momento è ancora solo un’idea, ma posso già dire che molto probabilmente sarà di nuovo in coppia con mia sorella.
STEFANIA: Ho in programma un paio di progetti, ma sto aspettando l’arrivo delle belle giornate per risvegliarmi dal letargo fotografico causatomi dall’inverno.
Sito web:
flickr/alessandrapapagni
flickr/stefaniapapagni
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