La pelle lasciata esposta alle tormente della vita si sfalda.
Si decompone sotto l’incessante diluvio di disgrazie che la attanagliano giorno dopo giorno.
Stanze vuote. Corpi nudi e deformi. Volti stanchi e indistinguibili.
Gemiti smorzati. La carne e la vergogna. L’erotismo e la perversione.
Il rumore delle ossa che scricchiolano fino a sgretolarsi.
Le mani sudate poggiate sulle lenzuola le stritolano, si arrotolano ad esse e infine lasciano la presa, donandogli nuovamente forma.
Le urla, i passi in lontananza. Dalla burrasca fuoriesce un braccio, è quello di un uomo, si avvicina al viso di una donna ma non c’è spazio per la tenerezza.
Nelle pupille color piombo s’intravede il riflesso della morte.
In bocca il cocktail di sperma e cristalli illegali rimbalza sulla lingua.
In questo gioco non ci sono regole, né tantomeno limiti. Tutto è concesso. Tutto.
Non ci sono precauzioni, non esiste la morale.
Si va oltre, respingendo le soglie fisiche della vita, camminando lungo lo spartiacque del pudore e della decenza.
L’ostentazione della propria esistenza.
Non ci sono relazioni. La bestialità e gli istinti primordiali sono gli ultimi fortini che rappresentano la libertà, una volta caduti prevarrà l’anestesia dei sensi.
Si chiudono le porte, l’agonia viene a galla e il gesto pornografico diventa l’alternativa esplicita alla mostruosità dei rapporti sociali basati sul desiderio inappagato.
L’abbattimento dello spazio fisico delle riprese.
La distruzione della barriera tra fotografo e soggetto.
La documentazione della propria vita attraverso la fotografia che si nutre delle paure e dei desideri.
L’esistenza scomposta in un vortice alimentato dagli eccessi.
Il progetto fotografico con valore di ricerca autobiografica.
Questo è Antoine d’Agata.
Tutte le immagini sono state reperite dal sito ufficiale Magnum (www.magnumphotos.com) e sono protette da copyright, detenuto da Antoine d’Agata.
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