È la volta di Chiara Dondi e del suo progetto “Il corpo parla”.
Parlaci un po’ di te.
Mi chiamo Chiara e sono nata e cresciuta a Bologna. A parte una parentesi di qualche anno a Firenze dove ho studiato Disegno Industriale, non potrei vivere in altro luogo. Amo i suoi colli, la sua storia e i suoi segreti nascosti nei boschi dell’appenino, nei vicoli del centro storico e nei corsi d’acqua che la attraversano silenziosamente.
Perché hai scelto la fotografia analogica?
Diciamo che è stato un passaggio automatico. La fotografia analogica è sempre stata lì ad attendermi quando fossi stata pronta. Ho iniziato negli anni ’90 con delle compattine 35mm con le quali riprendevo le vacanze in riviera. Poi crescendo ho avuto una parentesi con il digitale nel quale non avevo ben chiaro ne cosa volessi ottenere ne cosa volessi comunicare. Il digitale è molto comodo, veloce e soprattutto economico ma non soddisfaceva il mio bisogno di “materia”. Così nel 2010 sono ritornata all’analogico acquistando la mia prima biottica, una Lubitel 166b e da lì non sono più tornata indietro. L’analogico per me è riflessione, dedizione e concetto. Hai un numero limitato di scatti, non puoi sprecare niente e quindi devi pensare, studiare e progettare prima, prendendoti i tuoi tempi. Tutto questo per me non ha prezzo, soprattutto in tempi veloci e febbricitanti come quelli di oggi.
Parlaci del tuo progetto “Il corpo parla”.
Questo progetto è nato in un forte periodo di crisi emotiva e più cercavo di reggere la situazione più mi rendevo conto che il controllo è solo un’illusione che si ripercuote soprattutto sul nostro corpo. Ciò che spesso non riusciamo ad esprimere a parole diventa molto più semplice farlo con i gesti, liberandoci e ricreando quella religiosa comunione tra corpo e mente.
Quali sono le tue macchine fotografiche e che pellicole utilizzi?
Al momento utilizzo una biottica Rolleicord Vb con pellicole Ilford 120mm HP5 400.
Hai un fotografo preferito?
In realtà vado molto a “periodi”. Al momento sto ammirando il lavoro di Wilhelm von Gloeden. Tra i miei preferiti in pianta stabile ci sono Sarah Moon, Julia Margaret Cameron e Imogen Cunningham. Anche il lavoro della regista Maya Deren è per me fonte di grande ispirazione.
La fotografia che ti piacerebbe fare.
Non è una fotografia bensì un progetto. Vorrei riuscire a imprimere su pellicola la storia della mia famiglia attraverso oggetti, gesti e atmosfere tipiche della provincia emiliana. Ma non credo di essere ancora pronta a un viaggio così introspettivo.
Una foto deve…
Trasmettere un’emozione, qualunque essa sia. Se non dà alcuna sensazione allora non è una foto riuscita.
Sito web: chiarad135.wixsite.com/chiaradondi | instagram.com/chiaradondi13 | facebook.com/chiaradondiphotographs
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