Ciao Barba, ti chiamo così perché già da un bell’annetto eri il prozio di una piccola bimba, quindi il “Barba” te lo sei guadagnato sul campo.
Ciao Barba, ho deciso di scriverti e inserire questa foto che dimostra la tua bontà.
Forse non la ricordi.
L’ho scattata io ma il mezzo me lo hai dato tu, quando hai deciso di concedermi in prestito incondizionato la tua Pentax P30. “Usala tu perché io non la uso da tanto…”
L’ho presa ed usata con gioia, il prestito di un gioiello di questo genere non può che riempire di felicità. Non molto tempo dopo misi in mostra questa foto: dicesti che sicuramente non saresti riuscito a fare uno scatto così bello. Lì mi sono riempito di orgoglio.
Tempo dopo ancora mi hai scelto per immortalare il tuo matrimonio: di nuovo orgoglioso e felice, ho cercato di essere all’altezza del compito, e adesso continuo a guardare e riguardare quegli scatti di un giorno tanto felice.
La vita è meravigliosa e difficile: ci si affanna per costruire la felicità e poi dei colpi di dolore ti sbattono in fondo.
Se qualcosa ho imparato dai miei anni di scuola è che per guardare lontano è necessario mettersi sulle spalle dei giganti; mi metto su quelle di Seneca che scrive a Lucillio e nella sua lettera 99 riflette sulla morte.
Seneca ci invita a dismettere i panni luttuosi ed asciugarci le lacrime e ci esorta a non piangere di fronte alla morte, ma a gioire della vita che ci ha regalato la possibilità di vivere accanto alle persone che nel destino ci hanno preceduto.
“Se pure avessi perso un amico, che di tutte è la perdita più grave, dovresti cercare di gioire per averlo avuto, più che piangere per averlo perso.”
Io raccolgo il suo invito e incamero e conservo l’esperienza di essere stato tuo nipote.
La gratitudine per avermi regalato dei piccoli cuginetti (sí, adesso sono grandi, ma per me rimarranno sempre piccoli) che abbraccio e riabbraccerò.
Porterò sempre con me la tua voce così profonda e ricorderò i momenti lieti. Mi continua a venire in mente una stupidata che feci: giocando a pallone in cortile proprio mentre dipingevi il cancello centrai con la palla la latta della vernice, e di filato scappai in casa (come era mio solito), e (come era tuo solito) non riuscisti ad arrabbiarti veramente.
Uso questo spazio per appuntare questi pensieri e portarti ancora con me, perché qui mi sento sicuro e perché qui verrà qualcuno a leggere e avrà nella mente un ricordo in più di te.
Ora in casa c’è tanto dolore, ma per te lo metteremo da parte e ti saluteremo, grati di averci accompagnato.
Ciao Barba, la macchina fotografica la tengo, non so quando te la riporterò.
La tengo ancora un po’ io, mi serve per raccontare il mondo alla tua pro-nipote e a me stesso. Ti puoi fidare, la terrò bene.
Ciao Barba, sei andato via un po’ presto ma non ti preoccupare: andremo avanti anche per te.
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