Non servo certo io a dire o a raccontare la grandezza della fotografia, della fotografia su supporto fisico o la forza della scienza ma utilizzerò un po’ del mio tempo, del vostro tempo e di questo spazio per farlo ancora.
Di questi giorni è la notizia dell’archiviazione da parte della procura di Roma del caso Ettore Majorana, il signore a cui sono intitolate vie e scuole d’Italia.
Il Sig. Ettore Majorana è (o era) un Siciliano geniale scomparso il 27 Marzo 1938.
Questa sparizione è diventata una specie di topos della storia italiana per due motivi principali: la grandezza dell’uomo e il mistero di quella sparizione mai risolta.
La grandezza dell’uomo è data dalla sua grandezza come scienziato, quindi fisico teorico (io non sono né uno né l’altro quindi perdonerete se finirò per scrivere giga-inesattezze). Genio precoce, risolveva radici e moltiplicava l’impossibile già dalla prima infanzia. A Roma mette in imbarazzo Fermi e il gruppo di via Panisperna mostrando la facilità con cui risolveva in poco tempo complesse questioni e formule per cui loro impazzivano. Spiega, prima di Heisenberg, la struttura del nucleo fatto di protoni e neutroni ma si rifiuta di farsene riconoscere il merito pubblicamente.
(Queste le spiegazioni colorite che servono a chi mastica poca fisica per prendere effettivamente delle misure).
Il suo contributo è fondamentale per ciò che riguarda l’argomento neutrini e per quella fisica nucleare che arriverà a misurarsi e a maneggiare l’energia della fissione nucleare.
Il mistero della sua sparizione è un misto di giallo e fantascienza.
La notte del 26 Marzo parte con un traghetto per Palermo e lascia una lettera con propositi suicidi (non parlerà mai in quella lettera né di morire né di suicidio ma di “scomparire”). Arriva a Palermo sano e salvo e la mattina riparte per Napoli, redige un telegramma e una lettera per tranquillizzare e smentire i propositi suicidi ma a Napoli (forse) non arriverà mai o meglio, non tornerà nella sua stanza d’albergo o nell’Università dove insegnava.
Le teorie sulla sua sparizione sono infinite, come infiniti i libri che parlano di lui. Chi dice che si ritirò in convento, chi dice che morì suicida nel mar Tirreno, chi invece lo vide barbone a Roma, chi rapito dagli americani (o russi o inglesi o alieni), chi sostiene sia tornato in Sicilia.
La verità giudiziaria si è chiusa pochi giorni fa con l’archiviazione del caso, riaperto nel 2011 dopo una puntata di “Chi l’ha visto?” del 2008.
Un emigrato italiano in Venezuela era in possesso di una foto e di una lettera dello zio di Ettore, Quirino Majorana (mostrò tutto a “Chi l’ha Visto?” e agli inquirenti).
La verità giudiziaria ha decretato che Ettore Majorana era vivo a Valencia (Venezuela) tra il 1955 e il 1959, sentenziando grazie ad una fotografia ed una lettera.
Ecco qui la forza dei supporti analogici che dopo 70 anni riscrivono la storia giudiziaria e riaprono le indagini sul caso. Settanta anni di ipotesi e di prove di qualunque altro tipo non c’erano riuscite.
La verità reale e la verità giudiziaria coincideranno?
L’uomo in quella fotografia è Ettore Majorana?
Per lo Stato Italiano sì, a voi la libertà personale di attenervi alla sentenza.
Postilla: la foto in questione fa pena come qualità perché è l’unica trovata su internet, perdonatemi ma non si trova altro.
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Piccolo spazio pubblicità.
Ci sono molti libri in merito ma io vi consiglio (quasi vi obbligo) a leggere il libro di Leonardo Sciascia – La scomparsa di Majorana.
Qui sopra non ho spoilerato troppo in modo da rovinarvi il piacere della lettura.
Il libro è corto e finirete per divorarlo, non aggiungo altro.
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