È la volta di Federico Scopinich.
Parlaci un po’ di te.
Sono nato e cresciuto a Milano. A vent’anni mi sono trasferito a studiare a Vienna, da allora ho vissuto e lavorato all’estero cambiando spesso città. Ho un’esistenza piuttosto nomade anche se col passare del tempo inizio a sentire un crescente richiamo verso i luoghi d’origine.
Perché hai scelto la fotografia analogica?
Ho iniziato a fotografare da adolescente usando una reflex a pellicola, il digitale non era ancora arrivato. Con il passare del tempo e visti i crescenti costi del materiale analogico mi sono ritrovato a far coesistere ragione e sentimento e ho adottato anche il digitale. Le differenze sono enormi, al di la del mio amore per la grana e la struttura cromatica della pellicola, alla base noto un diverso approccio all’immagine. La libertà psicologica che nasce dalle illimitate risorse del supporto digitale mi distrae e tende a portarmi verso una fotografia pigramente compulsiva. Le nuove tecnologie offrono possibilità infinite ma quando hai di fronte troppe opzioni non sei mai soddisfatto.
Attraverso l’obiettivo, sulla pellicola, si manifestano mondi che spesso descrivono me stesso più che la scena che ho di fronte. Forse ho scelto l’analogico perché è uno specchio.
Cosa ti piace fotografare?
Sono molto legato all’idea di fotografia incontaminata da costrizioni estetiche. La fotografia è ricerca e linguaggio, nel mio caso l’oggetto vuole essere una bellezza grezza e libera. Immagino che la ricerca dello scatto sia una sorta di caccia, quando esco di casa, quando parto per un viaggio penso soprattutto a tornare con dei trofei. Diciamo che mi piace sparare nel vuoto…
Quali sono le tue macchine fotografiche e che pellicole utilizzi?
Ne ho diverse, 35mm e medio formato, ma giro quasi sempre in compagnia di una Nikon Ftn Photomic che usava mio padre. Mi piace giocare con le Minox 35, baracche di plastica che non smettono mai di sorprendermi. Ho poi una Contax S che uso per il bianco e nero. Ciò che hanno tutte in comune sono gli obiettivi a focale fissa, muovermi alla ricerca dell’inquadratura è un piacere al quale non posso rinunciare.
Per quanto riguarda le pellicole all’inizio mi piaceva sperimentare con iso alti, piano piano son passato alla grana quasi invisibile. La mia preferita a colori, Fuji Superia Reala 100, è ormai fuori produzione, compenso con Fuji Pro 160 e Kodak Portra 160 mentre per il bianco e nero uso soprattutto Ilford Delta 100.
La fotografia che ti piacerebbe fare.
Devo dire che trovo molto piacevole non avere idea di cosa fotograferò domani…
Hai un fotografo preferito?
Me ne vengono in mente tre molto diversi, Saul Leiter con i suoi scorci urbani, i paesaggi di Luigi Ghirri e Michael Christopher Brown che, cresciuto con l’analogico, è di recente entrato a far parte dell’agenzia Magnum per aver documentato la rivoluzione in Libia con uno smartphone.
Una bella foto deve…
… scombussolarti un po’ la giornata.
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