È la volta di Giulia Zazzi e del suo progetto “thawing”.
Parlaci un po’ di te.
Ho 23 anni, sono nata a Bormio, in Valtellina, e dal 2011 vivo a Bologna. Un po’ sospesa tra due mondi a portata di treno, la montagna e i suoi paesaggi silenziosi, in cui capita più spesso di fermarmi a fotografare, e i colori dei portici bolognesi, trovati per caso e non ancora abbandonati. Intanto studio culture e civiltà orientali immaginando visuali da finestre sempre nuove.
Perché hai scelto la fotografia analogica?
È stato un passaggio naturale, dovuto alla curiosità che ho sempre rivolto a questa dimensione della fotografia, e dopo anni di digitale ho apprezzato le sue attese che rendono tutto più sorprendente, il suo essere un gesto e un prodotto più corporeo, meno evanescente.
Parlaci del tuo progetto “thawing”.
Un insieme di foto in bianco e nero, tentativi di rappresentare paesaggi interiori. Temi dominanti la montagna e i suoi scioglimenti, di ghiaccio e nebbia, e l’assenza umana. Scattate in momenti diversi, nel tempo hanno trovato un filo conduttore.
Quali sono le tue macchine fotografiche e che pellicole utilizzi?
Tra le macchine Canon AE-1, Praktica BX-20, Yashica 124 G. Pellicole Kodak Tri-x, Kodak Ektar, Fuji Neopan, Kentmere, Rollei…
Hai un fotografo preferito?
Ho molte foto preferite, i fotografi variano, mi affascinano il lato fotografico di Andrej Tarkovskij e la figura di Maya Deren.
La fotografia che ti piacerebbe fare.
Una che mi sorprenda, da decifrare, come le esposizioni multiple non volontarie… che non ricordi di aver scattato e racconti qualcosa di nuovo a ogni sguardo.
Prossimo progetto?
Qualcosa che coinvolga i colori, penso a scenari tinti di blu e di verde.
Sito web: flickr/giuliazaz/ | instagram.com/prijzaz
Email: [email protected]
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