È la volta di Ilaria Ingravalle aka Lilly O’Flahertie.
Parlaci un po’ di te.
Amante di Oscar Wilde tanto da adottare il suo cognome materno, nasco a Roma, quasi 30 anni fa. Mi chiamo Ilaria, adoro la storia, la lettura e viaggiare. Colleziono cartoline (quando Maometto non va alla montagna…) e cerco di fare della fotografia il mio pane quotidiano. Amo l’illustrazione, i tatuaggi, Final Fantasy e il Giappone e ho un grandissimo sogno nel cassetto: lavorare per il National Geographic!
Perché hai scelto la fotografia analogica?
Nel 1992 avevo 8 anni e la mia famiglia possedeva e possiede ancora, una Yashica Samurai X3.0. Ne sono rimasta affascinata dal primo momento ma non osavo trasgredire alla regola: “non si tocca”. Quel giorno però in macchina andavamo ad un matrimonio e io, approfittando di un momento di distrazione dei miei, la avvicino al finestrino e scatto. Quella “astronavicella” come adoravo chiamarla, mi aveva catturata. Tutt’ora quella sensazione di trasgressione mi accompagna insieme all’attesa dello sviluppo. La scoperta, l’imprevedibilità e il sogno fanno sì che io riesca a perseguire la fotografia analogica ancora oggi.
Cosa ti piace fotografare?
Da brava cittadina del mondo quale sono, la strada è senza dubbio il soggetto più ricorrente delle mie fotografie. Ho iniziato nella mia città e piano piano, ad ogni viaggio, cerco di affinare la tecnica. Quello che vorrei, è imparare a trasferire nelle mie foto tutte le sensazioni che provo ad ogni angolo: i suoni, i profumi, le luci… una sfida giornaliera! Per ora la passione per la storia ha dato il via al mio primo progetto fotografico: Let’s meet the Romans. Un viaggio alla ricerca dell’antica Roma attraverso ville, rovine ed edifici. Sono piena di idee. Sarà il caso di aprire un blog?
Quali sono le tue macchine fotografiche?
Non ho molte macchine fotografiche, questo perché le considero come delle migliori amiche: rare e affidabili! In tutto sono 4 quelle che uso più di frequente: Lomo LC-A+, Nikon F70, Horizon Kompakt e Lomography Sprocket Rocket. Da questa lista si può intuire che l’unico formato da me utilizzato è il 35mm. D’altro canto i rullini che utilizzo sono svariati: più strani sono e meglio è.
La fotografia che ti piacerebbe fare.
Ah bella domanda questa! Senza dubbio vorrei avere il coraggio di ritrarre persone sconosciute. La paura di realizzare un ritratto “artificiale” e la “fatidica domanda” mi bloccano, impedendomi di essere a mia volta naturale dietro la macchina fotografica. Un circolo vizioso che va assolutamente spezzato.
Hai un fotografo preferito?
Steve Mc Curry, Michael Yamashita, Joel Sartore e Jodi Cobb vengono direttamente dalla scuderia del National Geographic. Tra i miti eterni ci sono: Henri Cartier-Bresson, Diane Arbus e Robert Doisneau (tanto per citarne qualcuno ma la lista è infinita). Tra gli sperimentatori contemporanei ammiro Leatherheart che piano piano sta diventando un mito, Marco Barbareschi per il suo “photoshop analogico”, i progetti di Mustolina, Holga my dear e Pretty in mad, la street art di Very Giorgious Photography ma soprattutto i Lomosapiens che condividono con me avventure e disavventure dell’universo Lomo. Mi sono appena iscritta a Flickr quindi sono certa che lì ne incontrerò/scoprirò moltissimi altri.
Una bella foto deve…
Deve avere quel “punctum” di cui parla tanto Roland Barthes nel celeberrimo libro “La Camera chiara”: “[…] non sono io che vado in cerca di lui […] ma è lui che, partendo dalla scena, come una freccia, mi trafigge. […] Io sono attratto da un “particolare”. Io sento che la sua sola presenza modifica la mia lettura, che quella che sto guardando è una nuova foto, contrassegnata ai miei occhi da un valore superiore. Questo particolare è il punctum (ciò che mi punge)”. A me, quel particolare deve proprio farmi male.
Sito web: asibrokethesilence.tumblr.com | flickr/ikorosphotography
Email: [email protected]
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Si aprilo il blog!
Grazie!! Ci sto pensando da moltissimo…!! E’ il coraggio che manca!