È la volta di Umberto Poto.
Parlaci un po’ di te.
Sono Umberto e ho 24 anni.
Nato a Salerno, cresciuto a Pordenone ed ora residente a Livorno da oramai 9 anni.
Vivo la passione della fotografia da relativamente poco, ma è una di quelle poche cose che hanno “bucato” la mia persona.
Sono stato colpito duramente da questo asettico morbo.
Perché hai scelto la fotografia analogica?
In realtà la mia storia fotografica è un po’ anomala.
Mi sono avvicinato alla fotografia con una Yashica mat 124 G.
Da piccolo ci giocavo a fare il regista con mia cugina e fantasticavo dietro il pozzetto.
Naturalmente in età “matura” ho iniziato a capire cosa fosse quel “cubo” e come realmente si utilizzasse.
E’ sempre con me, ma è una macchina molto intima.
Con lei faccio foto per me che quasi sempre non pubblico.
Sono approdato al 35mm per comodità, possibilità di sperimentare più pellicole e costi contenuti.
Non starò qui ad annoiarvi con il solito concetto che la fotografia analogica regala un diverso approccio alla fotografia stessa, ma lo condivido in pieno.
E alla fine ho comprato la mia nikon d700 con cui esploro il mondo digitale.
Se comprassi una compatta digitale avrei fatto esattamente il classico percorso fotografico al rovescio.
Cosa ti piace fotografare?
Non c’è qualcosa che mi piace fotografare e non mi sento di appartenere a nessun genere fotografico in particolare.
Il modo, lo stile e i soggetti sono molto influenzati dal mio stato d’animo.
Diciamo che a volte litigo con le cose e smetto di fotografarle o di usarle.
Litigo con composizione, colore, lente, macchina, bianco e nero, persone, città, pellicola, sensore e post-produzione.
Ma tendenzialmente sono una persona pacifica e socievole.
Quali sono le tue macchine fotografiche e che pellicole utilizzi?
Sono un vero feticista del mezzo fotografico.
Ho collezionato innumerevoli macchine e sono tutte cariche e utilizzatissime.
Adoro utilizzare i vari sistemi e spesso il complicarmi la vita mi piace più del risultato stesso.
Mi entusiasmano anche mezzi da 2 euro ritrovati in sperduti mercatini.
Quelle “degne di nota” sono la Yashica mat 124 G, una Konica c35 EF, una nikon FE e la mia digitalissima nikon d700.
Tutte rigorosamente nere.
Uso moltissimo le pellicole Kodak color plus 200.
Probabilmente perché ne ho comprato un lotto da 100 pezzi che giace nell’ultimo scaffale del frigo.
Adoro usare le Kodak Portra 160 sia VC che NC.
Per il bianco e nero, se la giocano il Neopan 400 ed il Tri-x 400.
Perfetti per tutte le condizioni e per tiraggi vari.
La fotografia che ti piacerebbe fare.
In realtà esiste di già, ma appartiene un po’ al passato e un po’ alla mia fantasia.
Ho sempre desiderato fotografare il mio bisnonno Oscar.
L’avrei immortalato, come amava apparire, in una posa un po’ austera.
Medio formato, 6×6, piano americano, kodak portra 400 vc, braccia conserte e con le spalle appoggiate alla sua locomotiva a vapore con cui ha percorso mezza Europa spalando carbone.
Una di quelle persone che ti rimane nella pelle come fuliggine.
Hai un fotografo preferito?
Non ho fotografi preferiti, ma seguo periodicamente i vari social e i siti destinati alla fotografia.
Lì ho conosciuto virtualmente, alcuni fisicamente, diversi personaggi interessanti come il “Buttha”, “Bastiank80”, Robbie McIntosh, “neon.tambourine”, “i k o”, Paolo Mezzera e, sicuramente non sembrerò di parte, Nicoletta Branco.
Una nota particolare per il mio compagno di avventure di sempre Lorenzo Serafini Boni, di cui vi siete occupati tempo or sono.
Una bella foto deve…
Risultare piacevole al primo impatto.
Piacevole anche nel senso brutto della cosa.
Dovrebbe apparire molto naturale, ma mostrando con leggerezza il genio e l’impegno del fotografo.
Il lato tecnico della foto rimane una parte molto importante e che apprezzo molto.
Sito web: flickr/umbertopoto
Email: [email protected]
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