Finalmente torno anche io dalle vacanze, vacanze che non sono mai iniziate, quindi mai finite, per cui diciamo che in queste mie non-vacanze ho visto le foto delle vostre vacanze e devo dire che mi avete annoiato terribilmente.
Dopo questo incipit da vecchio acido sono, forse, riuscito a spiegare queste mie noie galoppanti e credo che la componente temporale sia una delle principali indiziate.
Infatti, davanti a qualsiasi apparecchiatura tecnologica, diverso è il tempo che dedichiamo ad ogni singola immagine, rispetto a quanto non faremmo con una cartacea.
Ammetto per primo di essermi trovato spesso nella condizione tale da dovermi dire: “ok, adesso però rallenti, altrimenti ti scoppieranno i bulbi oculari”, e, tralasciando le problematiche fisiche legate a ciò, sono proprio la scarsa attenzione e il poco tempo che riserviamo alla visione delle immagini il vero problema.
Questa è l’epoca del: “tanto e veloce”, quindi badilate di immagini affollano i nostri hard disk, i nostri telefoni, ma, cosa ancora peggiore, la rete.
Ormai le azioni scattare e condividere vanno di pari passo, senza la possibilità di condividere immediatamente un’immagine ci si impone quasi di non scattarla. Ed ecco che torna in gioco, ancora una volta, la componente tempo.
La rete è uno strumento meraviglioso che, noi privilegiati di questo millennio, abbiamo l’onore di poter utilizzare, ma non per questo intasare.
Nessuno ci impone dei limiti, vero, ma ogni tanto appellarci al buon senso non guasterebbe.
Illimitato infatti non significa “tutto è concesso”.
Chiaramente l’enorme mole di fotografie creata e condivisa ogni secondo, il poco interesse e la manciata di secondi (se va bene) spesa per ogni scatto, fanno sì che la qualità si abbassi sensibilmente, andando ad intaccare quelli che sono gli standard di accettabilità e tolleranza e prendendo a calci la creatività, questa sconosciuta.
Tutto questo vuol essere solo un modo come un altro per sensibilizzare, “su cosa?” direte voi, “sugli impatti dell’inquinamento visivo a cui siamo prossimi”, vi risponderei.
Chiaramente è un concetto esasperato, portato al limite e che forse fa venir da ridere se uno ci si sofferma un attimo di più, però è la condizione in cui mi ritrovo e nella quale si trovano molte altre persone; per anni mi sono letteralmente cibato di immagini e ora, con gli occhi sanguinanti, ho intrapreso, del tutto inconsciamente, fino a poco tempo fa, la via della disintossicazione.
La soluzione parrebbe quella di annoiare il meno possibile gli altri per evitare di essere annoiati.
È una soluzione un po’ improbabile nella giungla della rete, quindi, nell’attesa che questa caccia all’immagine passi, inizio a prendere le distanze dai siti di condivisione e a dosare il materiale da immettere nel web.
E, mentre voi smanettate con effetti e hashtag vari, io vado a prenotare dei favolosi porta negativi.
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Dopo aver letto questo post, non avrò mai più il coraggio di mettere una foto su Flickr XD