Rifletto da tempo su questa domanda: quante volte vi siete sentiti dire “che bella foto”?
Sì, è una domanda retorica ovviamente, questo numero è del tutto imprecisato. E aggiungerei purtroppo.
L’aggettivo bello, ora come ora, mi sembra sia usato in maniera completamente spropositata.
Il suo uso pare aumenti proporzionalmente all’aumentare dei tanto conclamati “fotografi”.
Potremmo quindi incolpare la diffusione dei dispositivi fotografici e la conseguente carenza di qualità che ne deriva.
Ma saremmo onesti nel farlo? È davvero questa la motivazione?
Secondo me no.
Certo ai sopracitati fotografi farà sicuramente piacere vedere la proprio foto invasa da squallidi commenti come: “Bravo, mi piace, bella foto!”, ma dopo che so che quella foto è bella cosa me ne faccio?
E poi, è bella per chi? Secondo quali canoni estetici uno determina che sia bella?
Sono poche le persone che, a mio avviso, possono conoscere un Autore a tal punto da poter considerare bella una sua foto. Tutti gli altri possono o non possono apprezzare, ma ripeto, in pochi (o alternativamente anche nessuno) possono permettersi il lusso di usare quell’aggettivo.
Forse il nocciolo della questione sta proprio qui: nella banalizzazione del bello, il bello ha perso la sua efficacia, il suo significato originario, è come se fosse stato dato in pasto per poi essere sbranato.
Non so se sia più svilente riceverlo o decidere di usarlo.
Così, l’unica soluzione pare sia quella di pesare il rapporto danno-beneficio e provare a capire se prevalga il primo sul secondo, o viceversa.
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