Quello che vediamo adesso, sono alcune tecniche, che possono essere usate, a fini più o meno creativi, da utilizzarsi sia in fase di ripresa ma anche in una seconda fase durante lo sviluppo.
Analizzeremo il Film Swap, il Redscale, il Cross Processing e daremo brevi cenni sul Sistema Zonale.
FILM SWAP
Consiste nel realizzare doppie esposizioni scambiandosi il rullino.
Un fotografo carica il rullino e fa le sue 24/36 foto, dopo di che riavvolge il rullino e lo spedisce ad un secondo fotografo che ricaricherà il rullino nella sua macchina fotografica e scatterà le sue immagini in sovrapposizione a quelle del precedente fotografo. Praticamente ci sarà una foto che racconterà due storie diverse, rappresentate da due fotografi diversi in due luoghi e momenti diversi.
Il primo intoppo che si potrebbe verificare è il non perfetto allineamento dei fotogrammi, per ovviare a ciò basta segnare con un pennarello indelebile delle frecce nel punto di uscita della pellicola dal rocchetto, e appuntarsi il numero degli scatti a vuoto, questo permette di far capire al secondo fotografo quando è stato chiuso il dorso e facendo lo stesso numero di scatti a vuoto si avrà all’incirca il perfetto allineamento dei fotogrammi.
Questo è un esempio di film swap con i fotogrammi allineati.
Questo un esempio di fotogrammi non allineati.
In questo caso la linea verticale che separa i fotogrammi non fa altro che creare sostanzialmente 4 immagini in una foto anziché due, come succede con il perfetto allineamento. Qual’è la soluzione migliore? Entrambe, non c’è una regola è tutto dato dalla casualità che viene maggiormente accentuata dal mancato allineamento, è solo una scelta personale.
Questa tecnica non consente di costruire l’immagine di partenza, personalmente la utilizzo con pellicole scadute, la sovrapposizione interessa anche i colori e spesso i colori diventano innaturali. Si consiglia di dimezzare il valore iso, perché ci saranno appunto due esposizioni (se si ha una pellicola da 100 iso si faranno due scatti a 200 iso).
Altra cosa, colore o bianco nero? Ho sperimentato entrambe le tecniche e con il bianco e nero i risultati, a gusto personale, non sono stati soddisfacenti.
RED SCALE
Non richiede tecniche particolari, bisogna in pratica riavvolgere la pellicola al contrario in un altro rullino in modo tale da scattare sul dorso e non dalla parte dell’emulsione. Sul dorso del rullino è presente lo strato antialone che può essere più o meno “corposo”, normalmente ha una colorazione marroncina. Proprio per la presenza dello strato antialone bisogna incrementare l’esposizione di almeno un paio di diaframmi. Il risultato sono immagini tendenti al rosso, ovviamente da farsi esclusivamente con pellicole a colori.
CROSS PROCESSING
Il cross processing non si attua in fase di ripresa, si tratta di sviluppare una pellicola negativa nella chimica per diapositiva o una pellicola diapositiva nella chimica per negativi (C-41). La seconda alternativa è attualmente la più utilizzata.
I risultati interessano i colori dell’immagine che saranno completamente sfalsati, non è prevedibile anzi si possono avere dominanti di colori diverse in relazione al tipo di diapositiva utilizzata. La foto sotto è stata scattata di mattina con cielo sereno.
IL SISTEMA ZONALE
Voglio precisare sin da subito che leggendo questo articolo non diventerete super esperti del sistema zonale di Ansel Adams, non basterebbe un intero corso visto che tale sistema riguarda una complessità di azioni che riguardano tutta la fase produttiva dalla ripresa, allo sviluppo della pellicola, fino alla stampa finale. Vi spiegherò invece cos’è il sistema zonale e come una foto possa cambiare scegliendo la giusta combinazione tempo / diaframma legata alla previsualizzazione dell’immagine finale.
Prerogativa del sistema zonale è LA PREVISUALIZZAZIONE, cioè previsualizzare la foto già stampata cosi come esattamente la vogliamo.
Tutti gli esposimetri, sia esterni che interni di tutte le macchine fotografiche (sia analogiche che digitali) sono tarati, al fine di ottenere la giusta combinazione tempo / diaframma al grigio 18%, che è la tonalità di grigio che si ottiene fotografando un cartoncino grigio che riflette il 18% della luce che lo colpisce.
In pratica, qualunque sia il colore della superficie sulla quale misuriamo la luce, l’esposimetro ci calcolerà un esposizione che porterà quel colore alla tonalità di grigio 18%.
CALCOLARE L’ESPOSIZIONE
Il Sistema Zonale non è un modo per calcolare l’esposizione “corretta” di una foto. È un supporto alla nostra creatività: siamo noi a decidere quale tonalità dovrà avere il soggetto che stiamo fotografando; non si tratta infatti di riprodurre i toni come sono nella realtà, ma di come noi li vogliamo rappresentare nella foto finale.
Nella pratica se io misuro la luce in un punto della scena, es 1/30 – f/16 (ZONA V), su quel punto avrò la scena grigia al 18% , con la tabella posso già sapere nella parte più in ombra se avrò o meno dettagli come? Misurando la luce nella zona in ombra, se in quel punto avrò es. 1/30 – f2,8 (ZONA 0) significa che se scatto con la prima esposizione che ho calcolato il punto più in ombra sarà completamente nero e privo di dettagli. Mi basta portare l’esposizione in ZONA VII (1/30 – f32) per portare di conseguenza la zona in ombra in ZONA II dove avrò un minimo di dettaglio.
In sostanza decidere prima di scattare con quali tonalità di grigio vogliamo far apparire una determinata zona della scena, ci permette di partire già con un negativo scattato in maniera ottimale per ottenere quella scena così come l’abbiamo previsualizzata. Ovviamente le letture esposimetriche andranno fatte con un esposimetro spot o in alternativa utilizzando un tele in modo da inquadrare esclusivamente la zona che ci interessa, inoltre è importante partire sempre da quale punto della scena vogliamo rappresentare con la tonalità di grigio 18%.
Un cartoncino grigio al 18% è facilmente reperibile presso i negozi specializzati.
La scala delle zone si può ottenere fotografando il cartoncino grigio con la giusta esposizione e fare altri 10 scatti sovraesponendo e sottoesponendo di 5 stop.
Vediamo ora alcuni esempi esponendo per una zona media, una zona scura, ed una zona chiara.
Effettuando la lettura dell’esposizione, in una zona con densità vicina al grigio medio, si otterrà una foto che mantiene un buon dettaglio su tutte le zone.
La scala dei grigi con esposizione sul grigio medio.
Foto con dettaglio in tutte le zone.
Effettuando la lettura dell’esposizione, in una zona scura si otterrà una foto che mantiene le zone scure di una densità vicino al grigio medio e quelle più chiare tendenzialmente bianche fino a diventare non più leggibili.
La scala dei grigi con esposizione sul grigio medio.
La stessa fotografia con esposizione misurata nelle ombre.
Effettuando la lettura dell’esposizione, in una zona chiara si otterrà una foto che mantiene le zone bianche di una densità vicino al grigio medio e quelle più scure che si chiudono fino a diventare non più leggibili.
La scala dei grigi con esposizione sul grigio medio.
La stessa fotografia con esposizione misurata sulla parte chiara.
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