Non sono un tecnico od un esperto ma spesso mi piace cercare di sistemare le macchinette scassate che ai mercatini compro per pochi spiccioli.
Finora ne ho aggiustata una, una l’ho devastata e 4 o 5 le ho aperte senza far danni in attesa di avere più tempo per fare un lavoro buono.
La cosa che mi piace quando smonto le macchinette è scoprire l’ingegno che sta dietro ogni meccanismo. Osservando macchine di marche ed epoche diverse si vede come è stato possibile negli anni trovare soluzioni variegate ai vari problemi.
Come sistemiamo i tempi di esposizione? Una molla più o meno in tensione!
Come possiamo proporre diaframmi diversi? Una piastra con fori diversi intercambiabili!
Come facciamo scorrere la pellicola?
Lo scorrere della pellicola è un evento che deve avvenire secondo alcuni criteri tra cui:
– La pellicola deve scorrere e non graffiarsi
– La pellicola deve rimanere tesa
– La pellicola deve rimanere ferma durante lo scatto
– La pellicola deve rimanere in asse sul piano focale
– La pellicola deve scorrere della giusta distanza per far sì che le immagini non si sovrappongano e che non venga sprecata pellicola.
Ho avuto modo di sperimentare l’ultima delle indicazioni che qui ho riportato.
L’importanza della giusta distanza di avvolgimento pellicola
La mia prima macchina fotografica a pellicola fu una Bencini Comet S. (Nel 2010 non nel 1960).
La Comet monta rulli 127 e io di quelle pellicole non ne ho mai viste dal vivo finora e l’ho sempre usata solo con rullini 35mm.
I rulli 127 come i 120 avevano le indicazioni di scorrimento (i numerini) sul retro e tramite la finestrella rossa era possibile capire quando fermarsi con l’avvolgere.
Adattando la pellicola 35 mm questo non funziona.
La mia idea è stata di misurare l’avvolgimento servendomi di una pellicola da buttare. Lo feci, feci delle tacche sulla rotella come indicazione e mi segnai di quanti giri avrei dovuto avvolgere per ogni scatto.
Dimenticai che avvolgendosi la pellicola diventa più spessa, e che quindi le prime e le ultime fotografie sul rullo non avrebbero avuto la stessa distanza. Compensai con il fatto di aver misurato da cani e con l’aver fatto male le tacche.
Il risultato è che quando portai a sviluppare il rullino non mi fecero le stampe ordinate perché non esisteva un inizio ed una fine di ogni fotografia.
Ci sono foto che si sovrappongono per metà mentre solo alcune sono alla distanza giusta.
Per 6 anni questo rullo è rimasto chiuso e mai scansionato fino ad oggi, è praticamente un’esposizione continua, mi diverte molto.
Qui sotto potete ammirare il pasticcio.
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