Ve Smeckach (red light di Praga) era qui che avrei alloggiato durante la mia parentesi a Praga
Capì subito che sarebbe stato il posto perfetto per me non appena presi la prima birra nel pub sotto casa (il Mama Bear), sin da subito quel posto divenne il punto fisso per cominciare tutte le mie serate.
Se dovevo uscire era d’obbligo passare da lì, soprattutto per l’atmosfera che erano riusciti a creare i due proprietari Martin (francese) e Antonello (italiano), che conosciutisi in Australia durante il lavoro nelle farm avevano deciso di investire I loro guadagni in Repubblica Ceca creando un luogo fuori dal tempo, talmente fuori dal tempo che l’orologio dietro il bancone scandiva il tempo in 4 momenti: “l time to open”, “Martin became horny”, “Happy hour” e “Shot o’ clock”.
Il passo logico e ovvio dopo il Mama Bear era il Cross Club del quale ho ricordi confusi ma intensi, quando ci penso ricordo luci colorate e metallo, metallo ovunque e di tutte le forme. La vita notturna di Praga mi piaceva, e parecchio: birrerie affollate non solo di gente ma anche dal fumo, i change che ti svalutano gli euro e cercano di fotterti sempre, la Becherovka, la tranquillità che c’è all’alba su Charles Bridge dove nel silenzio sembra che tutte le statue ti guardino, soprattutto la jehneci klobasa (salsiccia di agnello che è stata l’alimento centrale della mia dieta ceca).
Passeggiando per le strade mi stupiva come tutte le cose, anche le più banali mi apparissero estremamente belle, anche ciò che oggettivamente non lo era.
Praga è la via di mezzo tra l’Est e l’Ovest, tra il pop e l’underground, Praga è troppo fotogenica.
Lo sono i suoi quartieri soprattutto quelli che non ti aspetti ma ancor di più lo sono i suoi abitanti che ha detta di molti sono freddi, ma in realtà semplicemente se ne fottono.
Pellicole: impossible image & spectra bw (clack frame), Fuji X tra 800, Fuji Superia 400, Kodak Gold 200.
Articolo di Nanni Licitra:
flickr/nanni1988
http://oneimaginaryboy88.tumblr.com/
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