È la volta di Riccardo Rossi Filangieri.
Parlaci un po’ di te.
Ho 29 anni e sono nato a Napoli ma a differenza di Troisi sono un napoletano “emigrante”. Mi definisco un Buddhista “a fatti suoi” e contemporaneamente alla mia scelta spirituale mi sono avvicinato alla fotografia diversi anni fa, forse non casualmente. La prima volta che ho osservato il mondo consapevolmente attraverso una macchina fotografica ero a Berlino seduto su un marciapiede. Era la “Yashica Mat” del mio amico Antonio che con santa pazienza aspettavo ogni volta che si fermava per una foto. Non mi sarei mai immaginato che dopo un paio di mesi i miei amici avrebbero visto me come quello che ci mette tre ore per scattare una foto con la scusante “eh, abbiate pazienza sto prendendo la luce”.
Perché hai scelto la fotografia analogica?
Per me la fotografia analogica è meditazione. Meditare significa essere in ogni momento presenti mentalmente, consapevoli di ogni pensiero e azione. Solo la fotografia analogica mi permette di essere presente in ogni istante della sua creazione in tutto il processo dallo scatto fino alla stampa. Con la chimica sento materialmente come l’energia si trasforma. Poi fondamentalmente, c’è più soddisfazione a farsi le cose completamente da soli…
Cosa ti piace fotografare?
Ancora non l’ho capito, nell’ultimo mese ho la fissa per le porte. In pratica mi piace l’atto del fotografare, l’attesa a volte anche interminabile del momento giusto per scattare. Una volta mi hanno detto che nelle mie foto non c’è mai l’uomo. In realtà penso che, anche se non è il soggetto, l’uomo sia onnipresente. Forse un denominatore comune nelle mie foto è la presenza/assenza dell’uomo in uno spazio senza tempo dove è difficile capire il “quando”.
Quali sono le tue macchine fotografiche e che pellicole utilizzi?
La mia prima macchina è stata un Pentax super me, ormai defunta. Da lì sono passato alla Rollei magic II 6×6 (con la quale c’ho anche dormito a stile pupazzetto abbracciato), Nikon f80 e poi la definitiva Hasselblad 500c/m. Queste tre sono quelle che più utilizzo oltre a varie stenopeiche autocostruite, ma da un paio di anni è diventata una malattia comprarne sempre di più. Attualmente ne ho una 20ina. Praticamente ci sono periodi in cui faccio la fame per prendere una nuova macchina.
Per le pellicole b/w sono un’amante della Kodak Tri-X 400 per grana, versatilità e buona resa/accoppiata con molti rivelatori. Anche se per i tiraggi preferisco l’Hp5 della Ilford. Rimpiango tantissimo l’Efke 50 che ho dovuto sostituire con la Pan+ 50iso.
A colori Kodak Portra e Ektar.
La fotografia che ti piacerebbe fare.
UNA SPINNER 360° SULL’EVEREST!!! qualcuno mi fregherà l’idea…
Hai un fotografo preferito?
Sono un seguace dei metodi di Ansel Adams, conosco la sua bibbia quasi a memoria. Anche se sono molto affascinato da tutti quei fotografi che riescono a raccontare una storia come Doisneau, Cartier-Bresson, Berengo Gardin, Capa. Inoltre adoro la creatività di Man Ray, la “purezza” di Mapplerthope, il genio di Giacomelli e le geometrie di Basilico. Anche se il mio personale primato va a Vincenzo Desiderio, che ho la fortuna e l’onore di conoscere, un viaggiatore avventuroso dell’Africa e Asia che ha fatto della ritrattistica un’opera umanitaria e sociale.
Una bella foto deve…
essere una fotografia, un disegno di luce, non una semplice immagine. Barthes proponeva il punctum, Cartier Bresson il momento decisivo, Man Ray l’idea, ma a prescindere da tutte le visioni possibili sul contenuto soggettivo di una fotografia, se guardo un’immagine non mi soffermo più di mezzo secondo a osservarla, ma se guardo una fotografia mi ci immergo totalmente.
Sito web: flickr/alyon84
Email: [email protected]
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