Al Leica Talent 2014 c’è un solo lavoro analogico tra i 12 finalisti. Curioso se si pensa al dato che Leica è uno dei pochi marchi rimasti a produrre ancora macchine fotografiche a pellicola. Ma così è. Cerchiamo di conoscerlo.
“Rudere“, questo il nome del progetto di Marco Lanzerotti, giovane studente di architettura siciliano, concorre al premio nella categoria Landscapes, uno dei quattro temi entro i quali si snoda la selezione delle fotografie dell’edizione in corso. La particolarità che più mi ha colpito è l’utilizzo della pellicola a colori. Il colore analogico, poco saturo, non troppo dettagliato, morbido, luminoso e caldo, imperfetto (come sa essere imperfetta solo una supereconomica Kodak Color scaduta) ed infinitamente poetico, evocativo, con una forte connotazione maliconica…
“Rudere” è un’indagine con carattere estetico-etimologico che utilizza un linguaggio poetico, profondo come il silenzio che si percepisce nelle campagne silenti, dove aleggia il ricordo di suoni passati e permanenti nella memoria dei luoghi. Esso ha quindi una scansione ritmica, composta da quartine autonome, ognuna introdotta da una sorta di copertina. Le quartine descrivono degli objet trouvè, quelli che Le Corbusier definiva “oggetti a reazione poetica”, spaccati di una quotidianità non più esistente, infranta, dettagli d’interni, piccoli frammenti. Per questi intervalli di vita passata, Marco ha utilizzato un supporto anch’esso in un certo senso “passato”, la pellicola scaduta. Nello specifico, dei rullini di Kodak Color e Kodak Supra, scaduti anche da 15 anni. Oggetti vivi ed abbandonati, che, ritrovati e riconsegnati alla loro vocazione nativa, rivivono, essi stessi, per ridare vita ad altrettanti oggetti e luoghi, come loro abbandonati e ritrovati.
Le fotocamere utilizzate sono assolutamente popolari, non pretenziose, come i soggetti fotografati, per obbedire pienamente a quello che è lo spirito dell’intero progetto: una zenit 122, una Zenit ET ed una Mamiya m645j.
Scriveva Pasolini nelle sue Poesie Mondane: “il rudere è solo: liturgia e uso, ora profondamente estinti, vivono nel suo stile – e nel sole – per chi ne comprenda presenza e poesia.” È dunque solo il filo sottile della comprensione a mantenerli ancora in piedi, a far si che non vengano letti come materia morta, macerie. Presenza e poesia, che è anche il motivo per cui ancora tantissime persone, nel mondo, utilizzano il mezzo espressivo analogico. Presente, concreto, tattile e per questo capace di parlarci in modo così diretto ed emozionale.
Ho chiesto a Marco, infine, qualcosa sul suo approccio alla fotografia mi ha risposto così: “fotografo da sempre ma ho iniziato a sviluppare una certa poetica solo dopo il mio recente approccio all’analogico, avvenuto poco più di un anno fa. Mi sono avvicinato a questo tipo di fotografia perché, sebbene sia un mezzo espressivo relativamente veloce e portatile, mi consente una certa approssimazione della realtà. Quello che cerco così di ottenere è un’immagine abbastanza distante da una mera copia di ciò che vedo, pur rimanendo nell’essenzialità, nella pulizia del soggetto e, quindi, nella chiarezza del suo significato. Il mio campo d’interesse principale investiga, al momento, i conflitti che si creano negli ambienti urbani o comunque antropizzati della mia terra, la Sicilia”.
Vi lascio ora alla visione delle bellissime fotografie del progetto e rimando al sito Leica per un eventuale approfondimento.
Link al sito Leica:
http://www.lab.leica-camera.it/leica-talent-hall-of-fame/
Link personali di Marco Lanzerotti:
flickr: https://www.flickr.com/photos/marcolanzerotti/
tumblr: http://marcolanzerotti.tumblr.com
Leave a reply