È la volta di Sara Sacilotto.
Parlaci un po’ di te.
“Pane al pane, vino al vino”: sono una persona schietta, estremamente diretta e priva di mezze misure. Sarà per questo che la fotografia da tempo è diventata il mio linguaggio prediletto; perché un’immagine può arrivare facilmente e a chiunque.
Perché hai scelto la fotografia analogica?
Per lo stesso motivo per cui continuo a preferire la scrittura con la biro (anche se poi mi tocca ricopiarla al pc, come sto facendo con questa intervista): mi sa di autentico e di privilegiato al contempo.
Mi sono sempre sentita più a mio agio con le minoranze, anche se da tempo la fotografia analogica è diventata un po’ una moda, se non, addirittura, uno status symbol, anche per via delle toy camera e delle polaroid.
Nella mia famiglia, comunque, si sono sempre utilizzate macchine analogiche, sarà quindi anche per merito della tradizione che mi è venuto naturale, ad un certo punto, passare alla pellicola.
Cosa ti piace fotografare?
Credo di essere più portata per il “ritratto artistico“, se così si può definire.
Mi è stato detto che le mie foto hanno una vena surrealista e devo dire che la definizione mi lusinga.
Dopo una breve esperienza di alcuni mesi trascorsi a Parigi, tra il 2011 e il 2012, mi sono resa conto che è la gente il tipo di soggetto che preferisco ritrarre nelle mie foto.
Quali sono le tue macchine fotografiche?
Una Yashica Mat 124, la Nikon F55 di mio padre, una vecchia Agfa Silette presa in prestito da mio nonno, diverse toy camera (anche se è la Holga quella che uso più volentieri) e alcuni modelli di polaroid.
La fotografia che ti piacerebbe fare.
Quella che riesca a imprimere su pellicola l’immagine che mi si forma in testa ogni volta che mi lascio cogliere impreparata dall’inatteso.
“Then at one point I did not need to translate the notes; they went directly to my hands” (F. Woodman)
Hai un fotografo preferito?
Diane Arbus, per quella capacità di indagare nell’animo umano. Francesca Woodman, per il binomio perfetto tra ricerca stilistica e arte concettuale.
Si dice che di un libro ci attiri ciò che ci appartiene.
Una bella foto deve…
…far sognare.
Sito web: sarasacilotto.com | flickr/sarasacilotto
Email: [email protected]
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