È la volta di Tommaso Tuzj.
Parlaci un po’ di te.
Non sono convinto di avere 32 anni e vivere a Pescara, perché ogni giorno ho un’età diversa e vivo un posto nuovo sperando sempre che non sia l’ultimo. Ho una malattia, diagnosticata da mia moglie, dal tedesco (e mi piace anche tanto) Fernweh. Sta a significare la nostalgia per i posti lontani. In sostanza sono malato dalla voglia di conoscere la terra su cui vivo. Nel frattempo mi guadagno da vivere con la fotografia da cinque anni dopo aver lavorato in tv come operatore video. Il 1992 è stato l’anno in cui l’attrezzo fotografico è entrato nella mia vita. Compatta, nera ed analogica. Un semplice gioco. Solo 10 anni dopo ha preso forma una certa consapevolezza, la fotografia. Mi son fatto regalare una compatta, grigia e digitale.
Ricordo ancora il giorno del mio primo scatto, 5 novembre 2002 uno prima del mio compleanno.
Non ho più smesso, ho appreso tecnica, compreso tempi, valutato aperture, tutto in completa autonomia, volevo andare avanti così senza essere influenzato. Giocare con la mia fotografia.
Ho poi cominciato a viaggiare da solo con la mia fotocamera, non ero mai soddisfatto completamente del lavoro che riportavo a casa. A distanza di tempo riesco a definire questa insoddisfazione come la voglia di crescere fotograficamente.
Perché hai scelto la fotografia analogica?
Credo sia nato tutto dall’insoddisfazione che il digitale ha fatto implodere ed esplodere in me. Nonostante avessi speso i miei risparmi per fotocamere super megapixelate ho portato sempre con me la compatta, nera ed analogica. Da zero, ho deciso che dovevo ripartire, da completo ignorante sulla conoscenza di rulli fotografici, ne comprai uno. Un kodak qualcosa a colori e credo che la mia prima fotografia l’ho fatta il giorno in cui ho sentito il sangue bollire a vedere cosa era venuto fuori, una foto orribile ma riuscivo a leggerla, non ricordo quando ma ricordo quanto m’ha lasciato dentro. Un meraviglioso mondo sospeso tra sogno e realtà che finalmente riusciva a darmi quello che cercavo da tanto. Non ho più smesso, posso dire che tra caso e coincidenze varie la fotografia analogica ha approfittato della mia debolezza per farsi amare.
Cosa ti piace fotografare?
Sono molto istintivo e le mie fasi fotografiche sono sempre in crescita / evoluzione / crisi quindi non ho chiaro in mente cosa e che mi piace fotografare. Sono molto attratto dal movimento dell’essere umano sulla terra. Ecco, forse si, posso dire, forzandomi un po’, che mi piace fotografare l’uomo nel suo spazio.
Quali sono le tue macchine fotografiche e che pellicole utilizzi?
Dalla compatta analogica, di cui non ricordo il nome, sono passato alla Leica M6 e le ho affiancato l’Hasselblad 503 cw. Utilizzo molto spesso il bianco e nero, kodak tri-x il mio top e ilford fp4, ultimamente ho provato Kentmere, Kodak Eastman, Fuji Across. Per il colore il New Portra 400 della Kodak, Kodak pro 160, ho provato anche il reversal film con Kodak evs 100 (una vera goduria) e di tanto in tanto sperimento quello che mi capita. Per sentirmi sempre più vicino alla fotografia sviluppo da me i miei rulli, sia bw che a colori, una sensazione di completezza a cui non potevo rinunciare.
La fotografia che ti piacerebbe fare.
Non ho idea della fotografia che mi piacerebbe fare, più che altro non voglio pensarlo, mi lascio guidare dall’istinto e mi godo quello che verrà, se verrà.
Hai un fotografo preferito?
Per quanti fotografi ho ammirato sui libri mi si son confuse le idee su chi possa essere il mio top.
Uno su tutti, però, ce l’ho, Doisneau, oltre ad averlo ammirato l’ho sempre invidiato perché ha vissuto e fotografato la Parigi che avrei tanto voluto vivere e fotografare.
Una bella foto deve…
Poter raccontare quello che non vedo. Non necessariamente una foto fatta bene, con tutta la tecnica del caso usata alla perfezione può essere considerata una bella foto.
Sito web: tommasotuzj.com | flickr/tommasotuzj | instagram/mr_tommo
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