Che cos’è la violenza?
Molti siti online convergono verso questa spiegazione: “Tendenza all’uso della forza, aggressività – Uso della forza per ottenere qlco”.
La Treccani, invece, fornisce interi paragrafi provando a darne una definizione esaustiva ed oggi mi focalizzerò solo su alcuni di questi.
Prima però entriamo nel merito con un’altra domanda: esiste la violenza digitale?
Quella che hanno i social network come canale di propagazione e diffusione?
Spulciando il sito Treccani provo ad estrapolare le definizioni che fanno al caso mio e che potrebbero aderire parzialmente alla mia seconda domanda:
– v. privata, reato che consiste nel costringere altri con violenza o minaccia a fare, tollerare o omettere qualche cosa, ledendo così la libertà individuale del soggetto e condizionandone l’attività
– v. morale, quella che viene subìta dal soggetto a causa del timore indotto in lui dall’azione esterna
In ogni caso, nessuna di queste aderisce a tal punto da fare chiarezza.
A questo punto vi chiederete: “Da cosa derivano tutte queste fisime?”.
Bene, ecco il motivo: l’altro giorno ho provato a caricare su Facebook una immagine di Mike Brodie, a molti conosciuto come The Polaroid Kidd.
Volevo caricarla per discutere su alcune questioni compositive con la mia collega Maria Vittoria (che voi ben conoscete).
La fotografia indiziata è questa:
Facebook l’ha bloccata facendo appello al settimo comma del paragrafo sulla sicurezza, contenuto nel suo statuto (?) e che recita così:
“7. non pubblicare contenuti minatori, pornografici, con incitazioni all’odio o alla violenza o con immagini di nudo o di violenza forte o gratuita”.
Ora sono consapevole che essa contenga una scena di nudo, in cui è presente anche un bambino, ma possono la nostra sensibilità, la nostra “fame artistica” essere limitate così da uno (stupido) algoritmo?
Che tipo di violenza provocherà mai una così atroce immagine?
Vero è che iscrivendosi al noto social network si accettano (in)consapevolmente anche tutti i TOS (Term of Service) e che, data la mole di immagini caricate ogni giorno sulla piattaforma, parrebbe impossibile che degli esseri umani controllino fisicamente ogni upload.
È inoltre vero che discussioni simili alla mia potrebbero essere spostate altrove, ma è da considerare quanto Facebook incida (ahimé) sulle nostre vite e quanto tempo ci rubi ogni giorno.
Essendo divenuto così importante (ahimé #2) occorrerebbe che il sistema di filtri/algoritmi venga rivisto, per evitare che l’amore materno venga considerato violento e che la sensualità e la dolcezza vengano confuse con la pornografia.
Il nudo vive in un limbo a sé e cammina lungo la sottile linea tra lo scandoloso-pornografico e il tollerato/accettato in nome dell’arte.
Vi siete mai chiesti quale sia la vostra soglia di tolleranza?
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