È la volta di Walter Valentini e del suo progetto “B-sides”.
Parlaci un po’ di te.
Nato e cresciuto in piena campagna, nel Chianti, negli ultimi sprazzi della civiltà contadina toscana, ho passato i primi anni della mia infanzia immerso nella realtà del bosco, dei polli, delle volpi e dell’uva.
Adesso vi parlo dall’alto dei miei 28 anni, direttamente da Milano, dove mi sono trasferito lo scorso Settembre.
Sono un ragioniere, lo so, e dicono lo rimarrò per sempre in un certo senso.
Sto lavorando ed ho lavorato negli uffici grigi delle multinazionali, così come ho anche passato 2 anni e mezzo a fare il bidello negli asili e nelle scuole elementari, così come ho passato anche 2 anni come assistente fotografo presso la Roberto Cavalli SpA.
Che vita balorda e altalenante vero? Ma la vita è una sciocchezza e, pensandola così, si vive meglio.
La fotografia ha colmato in me quel vuoto tra il non saper spiegare e la voglia di stare in silenzio.
Perché hai scelto la fotografia analogica?
Sono approdato alla pellicola per la necessità di riprendere fiato, per uscire dall’apnea del consumo immediato.
In questo mondo dove moderne polaroid vintaggiate, prontamente rifotografate con l’iphone 7 e pubblicate all’istante su instagram, di questi social, di questa apparenza mescolata ad un ego col piede sull’acceleratore, sentivo il bisogno di far maturare i miei scatti.
Scattare su pellicola significa, per me, non sapere esattamente cosa è successo, venirlo a scoprire più tardi.
Hai tutto il tempo di pensare a cosa volevi ottenere ed attenderne il risultato.
Poi si valuta. Tutto ciò, nel digitale, avviene nello stesso istante.
Parlaci del tuo progetto “B-sides”.
B-sides è un progetto che va avanti da 3 anni e non so quando e se finirà.
Lo etichetto come un insieme di fotografie di ritratto dove non ci sono volti, dove mi immedesimo nella linea sentimentale dei miei soggetti, in un palcoscenico d’orizzonti.
L’intento è quello di ritrovarsi tutti assieme, ognuno nei propri pensieri, paure, speranze e gioie, simili e universalizzati.
Quali sono le tue macchine fotografiche e che pellicole utilizzi?
La macchina fotografica che ho sempre in mano è una Nikon FE, una sorta di usa e getta per me, visto che nel tempo ne ho rotte e ricomprate un paio. Un macchina affidabile, semplice, infallibile anche se il vero protagonista è il “Carletto” Distagon 25/2,8 che ci è sempre incollato: ampio respiro ed orizzonte dritto. Obiettivo incredibile.
Oltre alla FE posseggo una splendida Nikon F prism del 1962 (come quella di Blow Up), ed una Hasselblad 500 c/m, l’oggetto più bello che l’essere umano abbia mai costruito.
Le mie pellicole preferite sono : la mitica Kodak ColorPlus 200, l’Ektar 100, la Tri-X 400.
Ho posseduto anche una Rolleiflex 3,5F, una Leica del ’39, una F4, una F100, una Contax RTS.
Continuo a comprare, sistemare e vendere anticaglie fotografiche, è la mia malattia (non la auguro a nessuno).
Hai un fotografo preferito?
Si che ne ho, e quanta invidia per la loro genialità e bravura. I miei fotografi preferiti sono Martin Parr, Carl de Keyzer, Annie Leibovitz, Sandy Skoglund ed il Maestro Ansel Adams. Oltre a suddetti fotografi provetti adoro le fotografie di Davide Padovan, Benedetta Falugi, Andrea Buttarello, Lukasz Wierzbowski, Aleksey Myakishev, Eric Frot e Isa Gelb.
La fotografia che ti piacerebbe fare.
Vorrei poter fotografare il mio pensiero puramente com’è. Trasportare in immagine la mia esatta valutazione della vita e del giudizio che do.
Prossimo progetto?
Il mio prossimo progetto è quello di iniziare a pensare ad un prossimo progetto. Nel frattempo, scatto fotografie.
Sito web: www.walentini.com | flickr.com/waltervalentini
Email: waltervalentini.w[at]gmail.com
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